Reportage di Federica Barone
SRI LANKA: TRA BUDDHA E SQUALI
Reportage di Federica Barone
Parliamo chiaro. Siamo ragazzi fortunati, noi figli della luce. Non vi preoccupate, non facciamo parte di nessuna strana setta. Ci han denominato così siccome la maggior parte di noi è figlia di un dipendente ENEL.
Ok, vi ho solo confuso le idee, vero? Ricominciamo dallʼinizio.
Cʼera una volta (e meno male che cʼè ancora) un circolo ricreativo dedicato al tempo libero dei dipendenti ENEL, chiamato ARCA. Questʼassociazione si occupa di organizzare meeting tra i soci, attività sportive e, qui viene il bello, viaggi e vacanze per loro e i loro figlioletti.
Non immaginatevi le solite noiose colonie. Per noi giovani ci sono veri e propri viaggi intercontinentali, in mete esotiche e meravigliose.
Vi è più chiaro adesso il perché ci ritengo fortunati?
Comunque, tornando a noi, la meta scelta questʼanno da me e unʼaltra trentina di persone, grazie allʼorganizzazione da parte dellʼagenzia viaggi Reporter Live, è stata lo Sri Lanka. Sri Lanka???? Prendete un mappamondo o aprite un più moderno google maps., cercate lʼIndia, scendete con lo sguardo ed eccolo lì! Quellʼisolotto grande un paio di volte la Sicilia è uno Stato. E che Stato!
Ma andiamo con ordine e vi accompagnerò attraverso i miei occhi e i miei ricordi alla visita di questo stupefacente paese.
Il 22 agosto scorso prendo la mia inseparabile valigia e arrivo a Roma, dove comincio a vedere ragazzi aggirarsi per lʼarea check in alla ricerca di eventuali compagni di viaggio. Siamo tutte persone dai 18 ai 30 anni (io purtroppo mi avvicino di più alla soglia più alta) e cominciamo goffamente e timidamente a presentarci lʼun lʼaltro. Avremo tutto il tempo di prendere confidenza. Qualcuno di noi si conosce già da esperienze precedenti ed è tutto un “ciaooo! oddio che bello vederti! come stai?” per almeno la prima oretta.
Dopo un viaggio mediamente lungo in aereo tra scali in Turchia e scali tecnici alle Maldive, dove con occhi sognanti ammiriamo le spiagge, eccoci finalmente arrivati a Colombo.
La prima cosa che salta allʼocchio è che cʼè tanto verde.
La seconda è che rispetto ai loro vicini del sud est asiatico sembrano di gran lunga più “modernizzati”. Vi dico solo che hanno la raccolta differenziata!
Arriviamo a Kandy in tarda serata, dove veniamo accolti da mangiafuoco e ballerini con costumi tipici singalesi. Avremo due giorni per visitare la città e i suoi templi, tra cui lʼimponente tempio del dente del buddha, dove viene conservata la reliquia di indovinate cosa? Esatto, del dente del buddha! Per riuscire a vederlo facciamo una fila che nemmeno a Gardaland e a pochi passi dallʼantica reliquia… ci vengon chiuse le porte in faccia. Solo metà di noi riesce a vedere la campana dorata sotto la quale la fatina dei denti ha messo quello dellʼilluminato. Ma lʼesperienza è comunque favolosa. Vedere una fila di fedeli, ognuno con un omaggio floreale prontamente consegnato agli addetti e depositato su lunghe tavolate, non è cosa da tutti i giorni.
I primi tre giorni son già volati, tra templi e spiritualità. Adesso è giunta lʼora di spassarcela con il quarto giorno! Oggi rafting, giù per le rapide del fiume Kelani. Oggi è il giorno in cui sfideremo le nostre paure! Oggi è il giorno in cui il nostro spirito avventuriero verrà a galla! Ma soprattutto: oggi è il giorno in cui metteremo alla prova i nostri anticorpi.
Sì, perché tra un salto in gommone e lʼaltro tutti noi abbiam bevuto perlomeno un paio di bicchieri dʼacqua di fiume.
Lo stesso fiume sulle cui rive si fanno il bagnetto le mucche. Ma noi non ci facciamo spaventare da nulla e in men che non si dica eccoci a urlare, ridere e cantare mentre cerchiamo di seguire le istruzioni del nostro capogommone, che si vendica prontamente buttandoci in acqua e facendoci fare un divertentissimo e adrenalinico bodyrafting. Arriviamo sani e salvi a fine percorso. Beh, sani dopo aver bevuto quellʼacqua forse non troppo, ma comunque salvi.
La notte la passiamo in uno splendido hotel in stile inglese a Nuwara Eliya, a sorseggiare zuppa di fronte al camino acceso dato il clima freschino di montagna.
Il giorno dopo si torna a Kandy ma utilizzando un nuovo mezzo di trasporto. Il treno! Quattro ore ad ammirare fuori dal finestrino le meravigliose piantagioni di the e la natura selvaggia e verdissima che raggiunge quasi i binari. Un viaggio nel cuore dello Sri Lanka!
Ma è il sesto giorno che per me avviene il disastro. Sì, perché dopo esser stata tanto parsimoniosa nei giorni precedenti, nonostante i mercatini e i venditori ambulanti di oggetti affascinanti, oggi è il giorno in cui dico addio a una considerevole somma di denaro. Avendo letto il programma, non mi aspetto di comprare nulla. Visita al giardino delle spezie di Kamatha. Cosa mai ci sarà da comprare? E invece si rivela essere unʼesperienza interessantissima, fatta di rivelazioni di poteri magici di alcune piante (la resina di una, riesce addirittura ad essere una crema depilatoria!) e odori e profumi esotici e inebrianti. Fossi stata miliardaria avrei comprato tutto di sicuro. Fortunatamente ho i miei limiti ed esco dal negozietto alla fine della visita con il portafoglio più leggero e creme, cremine, cannella, cacao e curry da cercare di infilare in un modo o nellʼaltro nella già stipatissima valigia.
Pranziamo di fianco al giardino delle spezie. Cibo rigorosamente locale e servito su grosse foglie verdi, bevendo acqua da noci di cocco improvvisate a bicchiere. Una delizia.
Belli satolli, ci dirigiamo alla nostra meta pomeridiana: il tempio di Dambulla. La peculiarità di questo tempio è che è stato ricavato da delle grotte ai piedi di una montagna, il cui interno è stato riempito nel corso dei secoli di numerose statue del Buddha, alcune grandi come la grotta stessa e altre piccole abbastanza da poterle tenere in braccio. Ma non lo fate, per carità! Il mio non è un suggerimento! Il tempio sarebbe davvero molto mistico e tranquillo, non fosse che la mia testa, come quella di molti altri miei compagni di viaggio, è troppo impegnata a soffrire per i piedi che scottano. E sì, perché i templi buddhisti vanno visitati a piedi nudi e vi assicuro che la pietra bianca e il sole delle tre del pomeriggio non sono un buon binomio per avere una temperatura accettabile.
Durante lʼarco della giornata facciamo una visita anche in un posto dove fanno i batik artigianalmente.
Unʼarte assolutamente interessante, dove i disegni che si vogliono ottenere vengono effettuati attraverso una colata di cera che “salva” il colore originale della stoffa. La stoffa viene poi colorata e togliendo la cera il disegno rimane di un altra tonalità. Il tutto ovviamente a mano.
Ma la giornata ancora non è finita e si rimbalza sullo sterrato con delle jeep per tirare forti testate alle strutture di metallo ma soprattutto per andare a fare un safari tra gli elefanti che tranquilli passeggiano e giocano, godendosi con noi uno spettacolare e coloratissimo tramonto.
Dopo una giornata così piena di attività, penso di aver raggiunto lʼapice del viaggio. E invece sono solo allʼinizio.
La mattina successiva sveglia di buon ʼ ora (anche troppo di buonʼora) per andare dove? A meditare silenziosi sotto qualche palma? Macché! Oggi andiamo a scalare una montagna. Ok, non è proprio una montagna. Eʼ più una roccia alta 200 metri. Ma comunque bisogna salire di 200 metri! Di prima mattina! In vacanza! E soffro di vertigini!
Beh, mai nella mia vita son stata più felice di affrontare le mie paure (e la mia pigrizia) per visitare qualcosa di così semplicemente mozzafiato. Sigiriya è una fortezza, rocciosa per lʼappunto, dalla cui sommità di gode di un panorama così bello che ti fa capire per quale motivo un re del passato con un nome impronunciabile lʼavesse voluta così intensamente.
Sarei rimasta lì ore, forse giorni, a farmi conquistare dalla vista della natura selvaggia che si espande a perdita dʼocchio.
Ma non posso restare per sempre sullʼenorme roccione, soprattutto perché la mattina dopo cʼè il momento più tenero della vacanza! Andiamo a visitare lʼorfanotrofio degli elefanti! In parole povere questi piccoli di elefante si perdono nella vegetazione, magari cadono in qualche buca o semplicemente rimangono indietro e non riescono più a rintracciare il branco. Il compito dellʼorfanotrofio è quello di accoglierli e nutrirli toccandoli il meno possibile e lasciandoli liberi di scorrazzare nel loro habitat.
In questo modo non crescono in cattività e una volta pronti alla grande avventura della vita possono tornare alla natura. Inutile dire che tutti noi, ma soprattutto le ragazze, abbiamo gli occhi a cuoricino nel vedere tanta dolcezza.
Cerchiamo di combattere contro il desiderio di adottarne uno e portarcelo in Italia e proseguiamo alla visita di Ritigala, un sito archeologico immerso nel verde, incredibilmente suggestivo e sbalorditivamente caldo. Percepiti sulla pelle almeno 50 gradi con umidità del 100%.
Non ci facciamo abbattere dal caldo e proseguiamo su delle jeep diretti verso il maestro Sumedha, un esponente importante di unʼantica arte marziale singalese.
Appena arrivati ci fanno accomodare mentre ci fanno una dimostrazione appassionante della loro disciplina. Detto in modo meno elaborato: se le danno di santa ragione. Usando di tutto. Mani, piedi, bastoni, spade, scudi. Fanno capriole e volteggiano in aria. E come se non bastasse, dopo ci preparano anche un lauto pasto a casa loro. Viziati ed esausti, torniamo verso la nostra dimora, andando incontro al primo vero monsone del viaggio, che fa sembrare le jeep delle strane barche.
Ed a un tratto, finalmente, lʼoceano di fronte ai nostri occhi. Trincomalee. Gli ultimi giorni li passiamo qui, a farci cullare da violentissime onde. Ma oltre a fare vita da spiaggia, proviamo anche ad andare a stanare le balene. Purtroppo ci dovremo “accontentare” di gruppi di svariate decine di delfini che ci saltano intorno alla barca. La vita è proprio dura.
Ma la scarica di adrenalina più grande la riserviamo per lʼultimo giorno prima del rientro verso lʼItalia. Visita a Pigeon Island. Dopo aver noleggiato pinne e maschera, con una barca arriviamo alla piccola isola, dove basta fare pochi metri in acqua per cominciare a vedere i pesci più strani e particolari. Incuriositi, ci tuffiamo e cominciamo ad ammirare lo splendore della natura subacquea. Vediamo i pesci pagliaccio resi famosi dal film “alla ricerca di nemo” e anche tutti gli altri protagonisti. Vediamo un pescione blu grosso quanto me nuotare tranquillo a pochi metri sotto di noi e intere famigliole di piccoli pesciolini sguazzarci intorno ai piedi dove lʼacqua è più bassa.
Ignara di ciò che sta per accadere continuo a nuotare. E poi vedo unʼombra in lontanza. Mi dirigo verso di essa mentre nei miei occhi si comincia a delineare una silhouette più definita. Un corpo mediamente grosso. Una testa a punta. Una pinna grigia sul dorso…. Oddio è uno squalo!
Scappo a pinne levate cercando di mettermi in salvo a riva e arrivo ansimante e spaventata sulla spiaggia. Non mi aspettavo di vedere uno squalo a così pochi metri dalla terraferma! Ok, non è uno squalo come quello del noto film. Eʼ più uno squaletto da acquario. Ma vi assicuro che fa comunque impressione vederselo di fronte in mare aperto.
E con questa grande emozione terminiamo il nostro viaggio.
Ora so che avrete più chiaro il concetto di “fortunati” espresso allʼinizio. Ma cʼè un piccolo particolare che ancora non vi ho svelato. In tutto questo, siam stati sempre seguiti da due giornalisti e un videoreporter che giorno dopo giorno ci hanno aiutato a documentare attraverso simpatici filmati, tutto il nostro viaggio. E il nostro videoreporter era armato di videocamere gopro, con le quali è riuscito a immortalare le discese dalle rapide del Kelani e le meraviglie marine che altrimenti sarebbero state solo nei nostri ricordi.
Questo è quanto. Spero di aver suscitato in voi un poʼ di curiosità, abbastanza da prendere in considerazione lʼidea di visitare questo Paese anche voi. Perché ricordate che i viaggi aprono la mente, stimolano lʼimmaginazione e soprattutto, stupiscono sempre, come se si fosse ancora bambini. Schiodatevi dalle vostre poltrone e viaggiate! Vi assicuro che non ve ne pentirete.
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Bellissimo!!brava..letto tutto di un fiato!