Reportage di Silvia Gianola
SRI LANKA. UNA FINESTRA DI SMERALDI SUL MONDO
Reportage di Silvia Gianola
Chè tutta la mia vita è nei miei occhi: ogni cosa che passa la commuove come debole vento un’acqua morta (Camillo Sbarbaro)
Eccoci a Roma in aeroporto pronti per la partenza verso lo Sri Lanka! Scalo ad Istanbul e scalo tecnico a Malè (aimè solo tecnico) poi finalmente atterriamo a Colombo. Affrontiamo questo viaggio speciale con Giustino e Maria Rosa, i nostri guru giornalisti, Niccolò, il videomaker che ha immortalato con stupendi video la nostra avventura, Maurizio e Roberto, rispettivamente i nostri fidi accompagnatori ARCA e reporter e Nissanka, la nostra ineguagliabile guida locale.
Impossibile descrivere a parole le intense giornate trascorse insieme. Ci provo rievocando le sensazioni di spaccati che mi hanno più arricchita: la verde speranza della terra riflettersi nei sorrisi della gente, le mistiche penombre dei templi, l’azzurro sfrecciare del treno fra le colline, la grigia goffaggine degli elefanti e la rossa potente Sigiriya.
La terra e la gente
A sud dell’India si trova un’isola verdeggiante a forma di lacrima di smeraldo, chiamata un tempo Ceylon dai colonizzatori inglesi. Conseguita l’indipendenza dalla Gran Bretagna nel 1948, l’isola nel 1972 è stata ribattezzata “Sri Lanka”, in sanscrito Isola Splendente. Ed è proprio una terra che vuole sorridere nonostante la dilaniante guerra civile, costata circa 72 mila morti, iniziata nel 1983 e terminata nel 2009, e la tragedia dello tsunami del dicembre 2004. I volti delle persone cercano gli occhi del viaggiatore anche più cieco per donargli, anche solo per un istante, il loro segreto, il sorriso.
I templi
Lo Sri Lanka racchiude una miriade di templi e siti archeologici che testimoniano la storia del Buddhismo. Infatti le religioni più predominate è il buddismo (70% della popolazione) seguita per diffusione da induismo, islam e cristianesimo.
A Kanky abbiamo la possibilità di visitare diversi templi, ma il Temple of the Tooth, un’imponente costruzione che faceva parte dell’antico Palazzo Reale, conosciuto come Dalada Maligawa, non è un tempio qualunque, è un’affascinante esperienza mistica.
La leggenda narra che il dente fu strappato alle fiamme della pira funeraria del Buddha e introdotto in Sri Lanka nascosto tra i capelli di una principessa.
Chiudete gli occhi e sospirate l’imbrunire del tramonto che rifrange il profilo delle rigogliose verdi colline nelle quiete azzurre acque. Lascio alle spalle l’incanto del lago e seguo con gli occhi lo spettacolo celeste consumarsi, quando ad un tratto vengo rapita dalle dolci odi religiose e mi ritrovo ai piedi del tempio. Mi addentro nel silenzio di uno stretto cuniculo dove i miei passi sono scanditi dall’incalzare delle devote preghiere in una penombra di contrasti dall’inebriante profumo di incenso e fiori di loto. Ad ogni passo la poesia dei sensi va crescendo come un arcobaleno che inizia con sfocati colori per poi intensificarsi. E ad un tratto ti trovi a camminare a piedi nudi insieme a fedeli sconosciuti di vari etnie, dove il tuo animo deve scegliere se essere il turista, lo straniero, l’invasore oppure un semplice uomo che cerca quel quid. Il pensiero viene frammentato dai timbri decisi dei tamburi, mi fermo per intravedere la porta dietro l’altare in una attesa che brama il respiro delle cose infinite. In un solo istante tutto il dominio delle esperienze ammette l’esistenza di ciò che appare ai mortali: i moti dell’anima e dei sensi. Trasportata dalla folla, proseguo al secondo piano salendo le scale, e mi accorgo che le mani colme di petali e le mani giunte al petto dei fedeli in coda, sono le mie stesse mani. La percezione dell’essere diversi è svanita, sono arrivata al Sacro Dente di Buddha, e si compie il rituale come limpida meraviglia di un delirante fermento. Come direbbe Giuseppe Ungaretti: di questa poesia mi resta quel nulla di inesauribile segreto.
Il viaggio in treno
Da Nuwara Eliya attraversiamo con il treno l’antica Ceylon: un paesaggio in continuo mutamento, occhi spalancati, questo non è solo un viaggio in treno: è una finestra sul mondo, dove i bambini affacciati mostrano ancora una infinita e genuina felicità per le piccole cose. E ti trovi ad indossare delle lenti diverse, vedere scorci di vita quotidiana, capire che i veri valori alla fine sono quelli più semplici come perdere lo sguardo nelle distese piantagioni di tè.
Gli elefanti
La nostra nuova meta è Minneriya National Park. Qui troviamo ad attenderci alcune jeep per il safari. Un temporale sullo sfondo sembra indicarci la strada per la scoperta dei padroni di questa terra, gli elefanti, eccoli avanzare nei prati sotto un cielo plumbeo di emozionanti contrasti. Piccoli dumbo sfrecciano leggeri eppure Nissanka ci racconta che quando nascono pesano circa 80 kg per arrivare da adulti a pesare 4000 kg. In media gli elefanti adulti mangiano 240 Kg di vegetali e bevono 250 litri di acqua al giorno.
La terra non appartiene solo agli uomini, esiste un paradiso ancestrale di elefanti, che non abbiamo ancora violato. Senza di loro, lo Sri Lanka non sarebbe lo stesso.
Sigiriya
Lo stupore di questo viaggio a natura incontaminata prosegue e ci imbattiamo in Sigiriya, Patrimonio Mondiale dell’Unesco. Nissanka ci rivela che la fortezza è stata costruita nel 475 d.C. da Kashyapa, figlio illegittimo del re Dhatusena di Anuradhapura, dopo aver ucciso il padre murandolo vivo e usurpato il trono che sarebbe spettato al fratello legittimo Moggalana. Quest’ultimo si rifugiò in India e da lì Organizzò il suo ritorno per riprendersi il potere. Immaginate allora la follia del fratellastro che, temendo una minaccia, una mattina decide di costruire il suo palazzo tagliando la cima di un monolito di pietra a 200 metri di altezza facendo nascere un’imprendibile fortezza-palazzo circondata, in basso, da sistemi difensivi. La fine di questa storia è inaspettata: al ritorno di Moggalana in Sri Lanka dopo 18 lunghi anni, Kashyapa vedendosi perduto durante una battaglia, si tagliò la gola in groppa al suo elefante.
Sigiriya rimane una grandiosa dimora anche se ora purtroppo rimangono poche tracce. A circa metà strada, una ripida scala a chiocciola di ferro porta ad una galleria di roccia con degli splendidi dipinti delle asparà, fanciulle a seno nudo che offrono fiori al tempio. Si continua a salire e arriviamo ad un ampio spazio dove spiccano due enormi zampe di leone, che costituivano la base della porta d’accesso al palazzo di Kasyapa.
Affrontiamo l’ultima salita su gradinate di ferro appoggiate alla roccia disposte a zig zag e conquistiamo la vetta in cima alla fortezza. Con il petto fiero dell’impresa rimaniamo senza fiato nello scrutare l’orizzonte, ed è come se il mio occhio scoprisse per primo l’antica Ceylon. Come disse Terzani in Asia ci sono viste al mondo dinanzi alle quali uno si sente fiero di appartenere alla razza umana..e Ceylon è una di queste.
Da questa fotografia bucolica di terra splendente impari a guardare con nuovi occhi e riscopri l’importanza dei semplici valori che, impregnati di tanta religiosità, non possono che infondere una intima spiritualità da riempire ogni istante di vita e permettere di sopravvivere alle difficoltà. Fino a quando sarà possibile vedere la luce negli occhi delle persone, con la saggezza e la speranza, sarà possibile credere in un futuro migliore.
E ci saranno nuovi sospiri e nuovi fermenti per il viaggiatore: un ossimoro di sentimenti dove convergono il pozzo dei desideri e il lago di ogni lacrima. Chi sarà pronto a dare e non a ricevere troverà ancora davanti a lui terre da conoscere, troverà mani tese e cuori aperti a fargli strada.
È vero che non conosciamo ciò che abbiamo prima di perderlo, ma è anche vero che non sappiamo ciò che ci è mancato prima che arrivi.. grazie, Ayubowan Sri Lanka!
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Grande Silvia Gianola
Emozionante!!!
L'emozione della visita a Kandy nella sera della apertura della porta per vedere il dente di Budda non la potrò mai dimenticare e mi fa piacere sapere che anche tu hai avuto le mie stesse emozioni.