#SRILARCA2014 – Basta un ferro da stiro in valigia
“Basta avere un ferro da stiro in valigia”. Già. Lo dice con un filo di voce Nissanka, lo dice di fronte a un campo di riso, dietro una piccola cagna marrone, sotto una palma di noci di cocco guardando oltre l’orizzonte.
Basta avere un ferro da stiro in valigia, per stirare le camicie che ha riposto con cura prima di partire ed arrivare qua, ad accompagnare con una professionalità da fare epoca questo gruppo di ragazzi in giro per quest’isola. Del resto lo fa da una vita ma sembra il primo giorno. Nissanka ride praticamente sempre anche se è la persona più seria del mondo, è attentissimo ai dettagli, ai particolari di tutti, alle necessità, ai bisogni.
“Basta avere un ferro da stiro in valigia”, ce lo ripete insistendo, quasi con le lacrime agli occhi. Già. Bisogna avere rispetto dei propri clienti e lui odia le camicie sgualcite. Appena sveglio ne sceglie una e prima di indossarla la stira. Nissanka ha 58 estati, occhi tenerissimi e un taglio splendido al posto del sorriso che quando regala a qualcuno apre ad una dentatura perfetta. Indossa sempre pantaloni lunghi e camicie intonse per l’appunto, con decorazioni orientali e colori caldi.
Nissanka sembra un bambino. Fa risate grasse, scherza, si fa attento all’improvviso sul pullman se deve introdurre un argomento importante, soprattutto se c’è da parlare di Dio. Nissanka appare l’emblema della felicità. Il suo paese lo ama visceralmente e ricorda le sue origini sotto una palma, ci confida del padre che non ha mai conosciuto perché se n’è andato troppo presto e dei sogni che nonostante tutto ha realizzato. Gli brillano gli occhi quando con fierezza nitida e quasi con pudore ci racconta di aver costruito tre case per i suoi familiari, di aver portato sua madre a vivere con se e di aver reso la sua famiglia felice. Ha un’esistenza piena di “nonostante” e poverissima di “ma se”. E questo gli fa onore davvero, mentre ripete a bassa voce la storia del buddismo in cima a un tempio ricavato e scavato in una roccia meravigliosa, gli fa onore mentre ci fa strada per salire sul dorso degli elefanti passeggiando sulla riva di un lago dove spiccano mille ninfee e la gente si lava con il sapone immersa come nel Gange al tramonto, sotto acacie antichissime e puzzo di merda secca.
Fa onore a Nissanka ricordarci che la terra ha una storia lunghissima e che noi siamo qui solo per un brevissimo viaggio, una parentesi in una frase di un libro chissà quanto lungo e proprio per questo la vita, in questo mondo, va vissuta tutta di un fiato. Chissenefrega se in valigia non troviamo nulla. Chissenefrega se nasciamo con un padre che non abbiamo mai conosciuto, in un’isola poverissima del sud del mondo. Chissenefrega se il viaggio è duro. Se piove spesso. Chissenefrega se accanto a noi c’è gente che piange. Se ci manca il pane. Se il dolore ci accarezza parecchio e l’amore pochissimo. Chissenefrega perché tutto dipende da noi e solo da noi. Dal nostro sorriso. E non conta per quanto tempo stiamo al mondo, ma come ci stiamo, in Sri Lanka o chissà dove.
Nissanka lo sa e sul suo sguardo c’è scritto tutto. Non è una guida turistica, Nissanka è un faro che gira nella notte per marinai solitari alla guida di barche nei mari in tempesta. La stella polare per navigatori perduti alla ricerca di se stessi. “Tutto si può – mi ripete sotto la palma, sorridendo -, basta usare tanti “nonostante” e pochi “ma se”.
Già. Basta un ferro da stiro in valigia e un viaggio che non finisce più. E la cagna spelacchiata lo guarda respirando forte e il vento, nelle risaie alle sue spalle, soffiando più forte ci accarezza meglio.